Per la decrescita, contro la violenza
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di Nicola Sguera*
(Sanniopress) – Caro Domenico, non ti conosco di persona, ma seguo con attenzione quanto scrivi. In relazione al tuo articolo Non violenza, la lezione della zanzarata antipellicce, sento di condividere tutta la parte relativa alla “zanzarata” e l’invito all’uso di strategie non violente. Non condivido, invece, per nulla l’ironia tanto sulla solidarietà al movimento valsusino quanto quella sulla decrescita. Cerco di spiegarti i motivi, come spesso mi capita facendo riferimento alla mia personale biografia.
Io sono diventato vegetariano a diciassette anni. Porto avanti questa scelta, tra mille contraddizioni e compromessi, senza ripensamenti, in nome non solo del principio (che tu evochi a proposito degli animali da pelliccia) della capacità di sentire e soffrire degli animali ma anche della loro dignità, direi, “ontologica”. Tutto ciò presuppone una radicale revisione della cultura antropocentrica tuttora dominante nella cultura occidentale, e cioè una revisione “filosofica” o, ancor di più, spirituale, se è vero, come scrive Rifkin, che le capacità empatiche da parte dell’uomo nel corso dei millenni si sono ampliate, fino a comprendere non solo potenzialmente tutti gli uomini della terra ma anche animali e vegetali.
A questo lavoro, per così dire, “teorico”, che fonde, per quanto mi riguarda filosofia, storia, economia, poesia e spiritualutà, ho dedicato gli ultimi dieci anni della mia vita. Ebbene, questa revisione della cultura occidentale non può non essere centrata sul ridimensionamento della sfera economica, come si è strutturata a partire dalla diffusione del sistema capitalistico (diciamo a partire dal XVI secolo), sfera divenuta dominante rispetto alle altre, fino a fagocitare ogni ambito della vita. La decrescita conviviale, teorizzata da Illich negli anni Sessanta/Settanta, divulgata da Latouche, è questo primo passo vero un mondo nuovamente umanizzato, in cui il profitto, la mercificazione (anche dell’immaginario), la distruzione sistematica delle risorse rendono la terra intera, i suoi frutti, le sue ricchezze, gli animali, infine l’uomo stesso, “giacimento” (Bestand lo chiama Martin Heidegger), delineando un’era post-umana, in cui il vero protagonista è la tecnica (come scritto da quell’Anders evocato pochi giorni orsono su queste pagine da Giancristiano Desiderio). Infine, la difesa del territorio, attraverso un’azione politica e civile diretta, senza mediazione, quale quella che stanno mettendo in atto i valsusini, si configura come la naturale scaturigine di un nuovo rapporto con l’ambiente, in cui l’economico viene subordinato ai bisogni reali, concreti degli uomini in carne ed ossa che vivono un “luogo” complesso e ne conoscono la storia. In Val di Susa si sta combattendo una battaglia molto concreta ma anche piena di riverberi simbolici, che configurano un altro futuro possibile. Dunque, mi pare doveroso che quanti credono in questa alternativa, manifestino per gli attivisti valsusini, anche a Benevento. Io l’altro ieri, all’interno della mia riflessione sulla permanenza del classico nel contemporaneo, ho parlato dei valsusini come incarnazione di una “politica” senza delega, come auspicata dalla Arendt in Vita activa.
Siamo di fronte ad un passaggio d’epoca dove bisogna integrare gli ambiti, mirando ad una visione complessa della realtà e dell’azione politica.
Ho già avuto modo di scrivere in diverse circostanze che le pratiche di resistenza non violenta sono le uniche all’altezza del nostro tempo, avendo il XX secolo dimostrato che i mezzi diventano automaticamente fini, e che la violenza non può che generare frutti violenti, e quindi, come già detto, condivido pienamente la chiusa della tua riflessione.
E' docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico "Giannone" di Benevento
Domenico sei un uomo intelligente : non tentare di diventare a tutti costi "colto" o simil-tale come questo Nicola Sguera : al quale chiedo semplicemente dove vive.Da come scrive dalla sua triste e personalissima cella-biblioteca.
RispondiEliminaSei giovane, prendi il treno, e quando vorrai andare nel nord Europa, prendi il treno ad alta velocità : 17 volte di emissioni in meno di carbonio rispetto all'equivalente distanza in aereo.Non lasciarti offuscare la libertà di pensiero da coloro che ti propongono Illich senza conoscerlo affatto e Rifkin, perchè è l'ecologista fico in Italia.
La triste convinzione di dare dignità all'animale è l'ultima demagogia venduta bene tra gli ecologisti pusillanimi : quelli che stanno bene a Benevento, perchè hanno consolidato le proprie abitudini: macchina, mugliera e mestiere.Bene dicesti!
Quanto alla follia dei no-tav : confrontali solo per un attimo al progetto che unisce l'alta velocità a Parigi, Londra, Francoforte, Monaco, e che lascia Milano nell'oscurantismo di una protesta che per proteggere il proprio giardino, impedisce l'apertura all'Europa dell'Italia.
PS.Non lasciarti impressionare da questi poveri professori che sciorinano la propria "cultura"(falsa e vanesia) e si firmano con nome e cognome sul tuo blog : cercano gloria a tue spese.Vanamente.