martedì 23 aprile 2013

La mecca della ganja





"La mecca della ganja" lo trovate su Lettera 43:

È conosciuta come l’“Amsterdam del Nord America”, il paese della cuccagna per  gli innamorati della ganja. Oppure “Vansterdam”, secondo lo slang locale. Che sia l’una o l’altra denominazione, di certo Vancouver spande generosamente i profumi della cannabis.

Il 4/20 è il suo trionfo. Dal 1995, il 20 aprile di ogni anno, e per l’intera giornata, fino a 20 mila supporter si riuniscono per celebrare il rito dell’erba. Accorrono in centro, quest’anno davanti all’Art Gallery. Decine di tavolate smerciano marijuana e hascisc, in tutte le qualità: Nepal Temple Balls, Black Bombay, Shunk, White Widow, ecc. È l’unico mercato all’aperto per produttori di cannabis in tutto il mondo occidentale. Nell’aria si sente una fragranza densa.  Il momento clou sarebbe alle 4.20, l’ “ora del fumo”. Ma s’inspira non-stop, da mezzogiorno alle otto.

4/20, nome che deriva dalla consuetudine di ragazzini californiani degli anni Settanta di fumare erba alle 4.20 di ogni giorno, è la più grande manifestazione di protesta di Vancouver. Dal palco si susseguono attivisti che invocano la depenalizzazione e legalizzazione delle droghe leggere. “A causa di una legge che criminalizza anche i piccoli consumatori- dice uno di loro- in British Columbia (la provincia canadese che ospita Vancouver, ndr) il numero delle imputazioni a carico dei possessori di cannabis è raddoppiato tra il 2005 e il 2011, ingolfando il sistema giudiziario e sottraendo risorse alla polizia. Si acquista erba per un valore di circa mezzo miliardo di dollari: con la legalizzazione e la tassazione si potrebbe finanziare abbondantemente il sistema sanitario”.

La mecca della foglia verde nasce in effetti in un’ area legale grigia. La legge federale, il Controlled Drugs and Substances Act, vieta del tutto possesso, produzione e commercio di marijuana per fini ricreativi. Possono consumarne e produrne per uso personale, a partire dal 2001, solo malati cronici e terminali espressamente esentati dal servizio sanitario: oggi sono circa cinquantamila in tutto il Canada. D’altro canto polizia e giudici, anzitutto in British Columbia, si rifiutano di perseguire piccoli coltivatori, fumatori della domenica e quanti, ad esempio i “club della compassione”, riforniscono soggetti dispensati al di fuori degli schemi rigidi previsti dalle norme.


I cittadini in fondo la vedono allo stesso modo. Un recente sondaggio ha chiarito che circa il 65 per cento dei canadesi è favorevole alla depenalizzazione o legalizzazione delle droghe leggere. Questo dato supera il 70 per cento in British Columbia. Il sindaco in carica di Vancouver Gregor Robertson, forte del sostegno di quattro ex primi cittadini della stessa municipalità, si è schierato per la completa legalizzazione, dichiarando le normative vigenti “inefficaci e, come la proibizione dell’alcol negli Stati Uniti negli anni Venti, tali da comportare conseguenza violente non volute”.


Con questo obiettivo 13 anni fa è nato il BC Marijuana Party, tra i promotori del 4/20. Il quartier generale del partito, che nelle elezioni provinciali del 2001 raccolse quasi il 4 per cento dei voti e oggi sostiene propri candidati nelle liste dei Verdi, è al secondo e terzo piano di una palazzina tra West Hastings e Cambie Street. Non è il consueto luogo per le direzioni politiche. La sala principale è un grande soggiorno adibito a stanza del fumo cui si accede con una donazione simbolica a sostegno del partito. L’aroma della cannabis parte dalle scale. Il motto del partito, ripetuto sui manifesti affissi negli uffici e comune ad altri partiti libertari nel mondo, ne chiarisce la linea: “Ricoprire d’erba il governo”. Come spiega un militante, “bisogna legittimare compiutamente produzione e vendita di prodotti derivanti dalla cannabis, per fini medici e ricreativi. Quanto alle attività ludiche che si svolgono in loco, un commesso chiarisce: “Non vendiamo cannabis, tuttavia le persone possono consumare liberamente hascisc e marijuana”. Sulle sanzioni, “ci affidiamo alla buona volontà delle forze dell’ordine che non sono mai intervenute”.


Il fondatore del partito e tuttora presidente è Marc Emery, il”Principe dell’erba”. Oggi sconta una condanna a cinque anni di carcere nelle prigioni statunitensi per traffico di stupefacenti: ha ceduto via internet semi di cannabis per la cifra complessiva di 15 milioni di dollari, in un arco di tempo che va dal 1995 al 2005. Emery, la cui moglie è candidata nelle prossime elezioni provinciali, è anche l’editore di Pot tv e Cannabis Culture, entrambe domiciliate al 307 di West Hastings. La rivista, pubblicata per la prima volta nel 1995, e la televisione educano gli utenti sui benefici della ganja, sui modi migliori per coltivarla, sulla guerra alla droga in corso e sui benefici delle legalizzazione. Mentre nello store che prende il nome dalla rivista, adornato come la sede del partito da poster in cui si chiede la liberazione di Emery, si cedono pipe, bong e vaporizzatori di ogni risma. Quest’area di Vancouver, che comprende anche il New Amsterdam Cafè  e l’ Herb Museum, è conosciuta come il “Blocco dell’erba”.







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