giovedì 19 gennaio 2012

I minchioni e gli scassapalle

Concessami da qualche mese la frequentazione dell'intellighenzia beneventana, nobili scassapalle di provincia e tutti con ammirevole vocazione sinistrorsa, e della politica politichetta, ho scrutato un dettaglio di qualche rilievo. Si dirà che trattasi di osservazione di 'sta minchia. Ed effettivamente trattasi di sincera banalità. Ma, tant'è.

I pochi, buoni, scassapalle, insomma quelli da onorare, non votano, sputano merda sui partiti, non vogliono avere niente da spartire con i partiti. Lavorano con le associazioni, animano la stampa locale, promuovono iniziative di genere vario. Alle elezioni inevitabilmente si presentano con lista civica modello MicroMega, prendono quattordici voti, quelli di mammà, papà e i quattro cugini del paese, e tornano amabilmente a sbraitare.

I minchioni, invece, militano nei partiti, ostentano la bandiera di partito, partecipano alle iniziative del partito e quello che dice il partito quello è. Si incazzano come bestie quando il giornalino locale, ventuno lettori, ricorda che Tizio a suo tempo era socialista, convertito alla socialdemocrazia, con passaggio toccata e fuga in Forza Italia, sbirciata in quota Udeur, infine magnifico approdo tra cosiddetti democratici. Concludendo, ricordano che l'appuntato del paese è "cugino suo", e che la moglie è pur sempre procuratore della Repubblica.

Sarà pure semplicismo, forse populismo, e detta così è rozzamente populista, ma fessacchiotti e mafioncelli mangiano alla mensa del partito. Gli altri fanno politica.


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